giovedì 28 febbraio 2013

Stéphane Hessel, l’indignazione, l’Italia

Una riflessione scritta per il mio blog La cultura è vita, L'Unità on line.

L’altra notte a Parigi si è spento Stéphane Hessel, un protagonista della Resistenza francese e di altre importanti pagine della storia del ‘900. Il suo piccolo pamphlet, “Indignez vous”, ha venduto all’incirca quattro milioni di copie. Ad esso si è ispirato un imponente movimento di massa e d’opinione che nel 2011 ha attraversato tutto il mondo e ha scosso interi paesi.
In Italia non vi sono state mobilitazioni di massa all’insegna dell’indignazione: non per questo il fenomeno ha agito meno in profondità. Essa si è diffusa nell’opinione pubblica e si è manifestata direttamente, in forme addirittura esplosive, nelle urne elettorali.
Nei mesi passati ho invitato con tutte le mie energie a prendere seriamente in considerazione l’onda potente, per quanto sotterranea, di indignazione che stava attraversando il nostro paese. Nel maggio scorso ho pubblicato “Indignarsi è giusto”. Nel mesi successivi mi sono impegnato in decine di presentazioni di questo libro e nei mesi scorsi mi sono presentato alle elezioni regionali ricordando sempre, ad ogni passaggio, che dovevamo fare i conti con questo moto di opinione.
La mia tesi, al fondo, era molto semplice. Possiamo raccogliere e interpretare positivamente questa “indignazione”, farne il supporto ideale di un nuovo progetto di governo. Per fare questo però non dobbiamo mai dimenticare le radici vere di questa grande crisi, ovvero chi l’ha provocata e ne è responsabile, e dobbiamo dare la certezza di un impegno risoluto per una politica solo ed esclusivamente al servizio del bene comune.
Il partito cui sono iscritto e nelle cui liste mi sono presentato alle elezioni, il Pd, ha raccolto solo a tratti, con voce flebile, questa sollecitazione. L’indignazione è stata invece cavalcata da un altro partito, quel “Movimento 5 stelle” che è così riuscito a vincere le elezioni. Nella bocca di Beppe Grillo, però, l’indignazione si è trasformata in rabbia scomposta, aggressiva e punitiva.
Qui sta una delle ragioni, forse la più importante, dello scacco elettorale che abbiamo subito e della grave crisi politica che si è aperta con il voto del 24 e 25 febbraio.

2 commenti:

  1. Caro Ferruccio ho ancora in mente il ricordo di una Lega appena nata che raccoglieva il malcontento del Nord nei confronti di Roma, del "localismo" nei confonti del "globalismo", del padano nei confronti del diverso, degli onesti nei confronti di tangentisti e mafiosi (sic!) in un ottica di stampo populista che rastrellava consensi perchè partito nuovo e senza macchia. Avverto molte analogie con il M5S e ho paura che l'epilogo possa rivelarsi altresì simile a quello leghista se non peggio. Urge un Pd che sappia parlare a fasce di elettorato più ampie, rinnovarsi sopratutto al suo interno, senza perdere la propria identità. Francesco

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  2. Grazie Ferruccio Capelli!
    Maria Pia Quintavalla

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