Indignarsi è giusto

Indignazione è parola che centinaia di movimenti di protesta hanno scelto oggi per proporsi al mondo.
Dal vicino Oriente, all’America latina, dalla Grecia a Wall Street, con ragioni e storie diverse, milioni di persone tornano nelle piazze a protestare per la situazione di grave incertezza, generata dalla crisi mondiale.
Il nuovo libro del direttore della casa della cultura di Milano parte da questi fatti per dire che indignarsi è giusto, ma è un primo passo. All’origine di questo sentimento c’è la crisi di una democrazia, bacchettata ogni giorno dalla finanza come una scolaretta. Ma il sacrosanto sentimento dell’ingiustizia non basta. Alla crisi che è profonda, è bene opporre strategie meditate, figlie di una storia da mettere a frutto.
Occorre ad esempio sfatare i luoghi comuni, le pseudo spiegazioni che distribuiscono equamente responsabilità e scelte precise. Gli Stati più indebitati, si dice, hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità. Ma non è così. S’invoca come unica via, l’ulteriore riduzione della spesa pubblica. Ma le vie di un nuovo umanesimo, di una nuova democrazia che governi la finanza, sono praticabili oltre che più giuste.
Pungolo critico della sinistra italiana, esperto di formazione degli adulti e fautore di una nuova politica della partecipazione, Feruccio Capelli mette qui in gioco tutta il patrimonio culturale e politico del suo lavoro alla Casa della Cultura. Tra le altre, la primavera milanese che ha portato all’elezione di un sindaco di centro sinistra merita l’analisi e l’attenzione dei buoni esempi da replicare.

Ferruccio Capelli, Indignarsi è giusto, Mimesis 2012, 186 pp.

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