tag:blogger.com,1999:blog-85092464393608902022024-03-05T14:56:38.460+01:00Ferruccio CapelliIl blog del Direttore della Casa della Cultura di MilanoFerruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.comBlogger30125tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-9007731615300441082015-09-23T16:46:00.001+02:002015-09-23T16:46:26.599+02:00Riapre la Scuola di Cultura politica <div style="text-align: center;">
Smartweek intervista il Direttore Ferruccio Capelli </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZj9zdqhDg2KNNd5p_eFssoFcrMFmJH1K10tjEzsrAX-_2mPxA0fPFullD7fDBOBLl05UhjQsCrmNImuuSsBZj89YHShNm5bA2ymqCIgtbOCO6VOOQo_LF69fX8Ilq8DN4G9AhusIzuFg/s1600/immagine.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZj9zdqhDg2KNNd5p_eFssoFcrMFmJH1K10tjEzsrAX-_2mPxA0fPFullD7fDBOBLl05UhjQsCrmNImuuSsBZj89YHShNm5bA2ymqCIgtbOCO6VOOQo_LF69fX8Ilq8DN4G9AhusIzuFg/s320/immagine.jpg" width="320" /></a></div>
“Idee nuove nella grande trasformazione”. E’ questo il motto con cui il prossimo 15 ottobre riaprirà i battenti la Scuola di Cultura Politica, il polo umanistico della celebre Casa della Cultura di Milano, sita in via Borgogna 3, a pochi passi dal centro del capoluogo lombardo. Un’edizione, quella di quest’anno, che si preannuncia essere più che mai fresca e coinvolgente, sia per la novità dei temi trattati, sia per le modalità con cui si terranno gli incontri.<br />
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Di questo e di molto altro noi di Smartweek abbiamo parlato con Ferruccio Capelli, direttore della Casa della Cultura, che ci ha illustrato il programma del percorso formativo e ci ha raccontato lo spirito con cui l’associazione si appresta a dare inizio a una nuova edizione.<br />
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<b>Direttore, ci spiega brevemente cos’è la Scuola di Cultura Politica?</b><br />
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<i>E’ un’idea nata circa 6 anni fa. Dalle nostre discussioni emergeva sempre la stessa criticità: la mancanza di una vera cultura politica. Così ci siamo interrogati sul fatto di proporre una riorganizzazione di idee in un modo più organico e sistematico, per scalzare la politica del giorno per giorno, che stava diventando un problema. Per questo motivo abbiamo deciso di mettere in piedi questa scuola di formazione politica, che, anno dopo anno, sta diventando sempre più un’istituzione all’interno della Casa della Cultura. A chi vuole formarsi e informarsi sulle grandi questioni del mondo, noi forniamo gli strumenti adatti.</i><br />
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<b>A chi si rivolge?</b><br />
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<i>E’ rivolta ai cittadini, soprattutto ai giovani. Quando l’abbiamo creata, ci siamo chiesti cosa potessero pensare gli studenti e i ragazzi, che sono coloro che hanno davanti a sé il problema di dover riorganizzare una visione di quello che sta accadendo nel mondo. A parte questo, la Scuola è aperta a tutti, perché tutti i cittadini hanno il diritto e il dovere di partecipare alla vita pubblica, avere idee e strumenti per fare politica attiva. Molti dei nostri frequentatori sono diventati consiglieri comunali, sindaci o lavorano in associazioni. Noi cerchiamo di fornire gli strumenti per vivere da protagonisti la vita pubblica.</i><br />
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<b>Cosa c’è di nuovo rispetto alle passate edizioni?</b><br />
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<i>Ci sono grosse novità. Come avrete notato dal programma, abbiamo improntato lo sguardo verso il mondo e la geopolitica. Siamo convinti di dover andare a parare verso i temi di maggior attualità: migrazioni, Europa, ecc. Nella seconda parte del programma abbiamo voluto porre un forte accento sulle nuove idee e nuove scelte. Abbiamo lavorato così tanto sulla radice della crisi negli anni passati, che in questa edizione ci siamo sentiti in dovere di mettere al centro idee nuove per imboccare strade diverse. Due pilastri: il mondo e le nuove idee e le nuove scelte. Nel programma nulla è affidato al caso. Abbiamo ricevuto un buonissimo riscontro in termini di adesioni.</i><br />
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di Federico Ciapparoni. Pubblicato su<a href="http://www.smartweek.it/" target="_blank"> Smartweek.it </a>Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-86487043902616876052015-06-30T15:45:00.000+02:002015-06-30T15:46:27.684+02:00Astensionismo dilagante la grande questione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMjXfknf3-TBg3RrLY4ij0QAD676Osd3lgaAJSMJaggQ4nz1HVRR-8pINhzHaDWV-T-qX5ysUG9o1Tk8v4tua3smdl0xU-uusTWAASMUpfxM0-KuGj-kQ2drQnbDCRl1CS4NBR8XZhoUM/s1600/capelli-astensionismo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMjXfknf3-TBg3RrLY4ij0QAD676Osd3lgaAJSMJaggQ4nz1HVRR-8pINhzHaDWV-T-qX5ysUG9o1Tk8v4tua3smdl0xU-uusTWAASMUpfxM0-KuGj-kQ2drQnbDCRl1CS4NBR8XZhoUM/s320/capelli-astensionismo.jpg" width="320" /></a></div>
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A quanto sembra ci si abitua a tutto, rapidamente. Anche ad un astensionismo record, che cresce ormai a due cifre ad ogni tornata elettorale. La prima volta accadde in occasione delle elezioni regionali siciliane: fu quella la prima occasione in cui, in un'elezione importante, si scivolò sotto la soglia del cinquanta per cento. Poi fu la volta dell'Emila Romagna: allora si toccò la soglia record del trentasette per cento dei votanti, o meglio del 63 (sessantatre!) % di astensioni. Questa volta era nell'aria qualcosa di simile e infatti, puntualmente, la percentuale degli elettori si è fermata poco sopra il cinquanta per cento, il dieci per cento in meno rispetto alle precedenti regionali. Solo che, si sente dire, siccome era prevista, ormai non fa notizia e possiamo discutere d'altro.<br />
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Proviamo invece a ragionare seriamente. Si sente dire che l'astensionismo sarebbe fisiologico nelle democrazie mature, salvo poi non riuscire a motivare perché vi sarebbe proprio ora un'accelerazione perfino vertiginosa del fenomeno. A tutt'oggi nessuno ha osato argomentare che abbiamo improvvisamente raggiunto la maturità democratica: questo, almeno per il momento, ci è stato finora risparmiato.<br />
Circolano altre motivazioni, indubbiamente più serie e più vicine al vero, quali il peso degli scandali a ripetizione e le divisioni interne alle varie formazioni o schieramenti politici. Ognuna di queste argomentazioni contiene una parte di verità, ma non esaurisce il problema.<br />
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Al fondo c'è qualcosa di più. Bisogna ragionare sul fatto che l'astensionismo dilaga non solo in Sicilia e in Calabria, realtà tradizionalmente con bassa affluenza elettorale, ma anche in Emilia, in Toscana, in Liguria e nelle Marche, in regioni dove non tantissimo tempo fa si recava alle urne oltre il novanta per cento degli elettori. Si astengono cittadini che prima erano orgogliosi di andare a votare: per loro il voto era un diritto e un dovere fondamentale. Se oggi questo elettorato non partecipa al voto significa che questo elettorato non si trova più rappresentato nel sistema politico.<br />
Si tratta di una crisi grave nella nostra democrazia. Rappresentanza politica e mondi sociali non riescono più a incontrarsi, sono disallineati, si muovono su logiche non convergenti. Detto altrimenti, un pezzo grande di società non trova più propri rappresentanti nel sistema politico.<br />
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Tanti fattori, probabilmente, confluiscono qui: la caduta delle narrazioni e lo svuotamento delle identificazioni simboliche, l'assenza di chiare e profonde distinzioni tra i protagonisti politici, la cacofonia dei linguaggi pubblici sempre più urlati ma anche sempre più uguali tra di loro, l'intasamento o lo smantellamento dei canali di scorrimento tra i partiti e i corpi intermedi, la confusione e la casualità dei programmi e delle scelte ecc. Tutti fatti noti, sviluppatisi e aggravatisi in un lungo periodo di tempo, i quali, però, assommandosi e intrecciandosi gli uni agli altri, a questo punto provocano l'implosione del nostro sistema politico. Esso oggi è gravemente azzoppato: difficile pensare che in queste condizioni possa avere l'autorevolezza per impostare e affrontare le impegnative scelte che sarebbero necessarie per rimettere in movimento il paese.<br />
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Ultima considerazione, last but not least: questa crisi non tocca solo una parte del sistema politico. Essa colpisce a destra e a sinistra. Detto altrimenti un pezzo grande della destra e un pezzo grande della sinistra non si trovano più rappresentati nel sistema politico. Il problema non si preannuncia di facile soluzione: proviamo almeno ad impostarlo con chiarezza.<br />
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<br />Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-77464571649636075212015-06-30T15:40:00.000+02:002015-06-30T15:40:13.687+02:00Un filosofo in casa della cultura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<img border="0" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqqMk1VenJ_YzW8tEE7tifamcDLwauYCvuL_wHp94PbNOcSDF4tLSLO3z-TpfpOyDcwuQjgambVSI2ytrHT1dSSZ3J91HP5pRtREY2aeCm_d5rKzYW1g5_5uVY46EZyFBhzrpMtF0e3dU/s320/capelli-85papi.jpg" width="320" /></div>
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Mercoledì prossimo, il 27 maggio, alle ore 18 ci stringeremo attorno a Fulvio Papi. Vogliamo festeggiare con lui il suo ottantacinquesimo compleanno e ringraziarlo per il lungo, ininterrotto e generoso impegno pubblico, culturale e civile.</div>
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La sua vita, lunga e intensa, si è intrecciata profondamente con quella della Casa della Cultura. Egli è stato allievo di Antonio Banfi, del grande filosofo che ha fondato questa istituzione e vi ha impresso un marchio indelebile: fu suo assistente all'Università e dopo la morte del maestro ha continuato con tenacia a valorizzarne il lascito culturale.</div>
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Fulvio Papi era ancora un ragazzo liceale quando mise piede in via Filodrammatici nella nostra prima sede. Da allora il suo rapporto con la Casa della Cultura non si è mai interrotto. Cominciò a collaborare prestissimo e, con il passare degli anni, è diventato un punto di riferimento dell'attività culturale di via Borgogna.</div>
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Negli ultimi trent'anni, raggiunta un'indiscussa autorevolezza culturale nel panorama filosofico italiano, ha animato ininterrottamente gli incontri filosofici in Casa della Cultura: per trent'anni ha curato e diretto un 'seminario ' di incontri filosofici in cui si sono confrontati i più autorevoli studiosi italiani.</div>
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Ogni giorno, per tanti anni, il suo straordinario bagaglio di competenze culturali è stato a disposizione di chi ha frequentato e ha diretto la Casa della Cultura. Le conversazioni con Papi, i suoi consigli elargiti sempre con garbo, con discrezione e con generosità, hanno arricchito più generazioni di studiosi e di operatori culturali.</div>
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Oggi Fulvio Papi si avvicina agli ottantacinque anni. A noi tutti sembra giusto raccoglierci un attimo attorno a lui per manifestargli la nostra riconoscenza. Come è giusto fare nei confronti di una persona che riconosciamo come maestro per i suoi 'oltre sessant'anni di impegno culturale e morale '.</div>
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Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-66681236591552615332015-06-30T15:36:00.000+02:002015-06-30T15:36:05.305+02:00Democrazia e innovazione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDnMWl96_6NAo7Jz-BBNXKwt73wrrkqyznWghOtVZnrUq7G8zfZP0eqOCi31FJJBFPFEGGMvOuF4s3WZpkdNuI9_Q-NeGQtu-mZ_tidedEz6UIMNsajBBdrZLrhe9NdjFzzuv55crRRcw/s1600/capelli-3modulascp.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDnMWl96_6NAo7Jz-BBNXKwt73wrrkqyznWghOtVZnrUq7G8zfZP0eqOCi31FJJBFPFEGGMvOuF4s3WZpkdNuI9_Q-NeGQtu-mZ_tidedEz6UIMNsajBBdrZLrhe9NdjFzzuv55crRRcw/s320/capelli-3modulascp.jpg" width="320" /></a></div>
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L'ultimo modulo della nostra scuola, nei due week end di metà aprile e metà maggio, affronta il rapporto tra 'democrazia e innovazione '. Nella retorica oggi dominante il problema semplicemente non esiste: l'innovazione è un valore in sé ed è altrettanto scontato che si possa integrare facilmente e felicemente con la democrazia.<br />
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Nella realtà le cose sono molto più complesse. Lo stato non brillante della nostra democrazia, su cui abbiamo approfonditamente ragionato nei moduli precedenti, è dovuto anche alle difficoltà di gestire le implicazioni delle travolgenti innovazioni tecnologiche dei nostri tempi. Si pensi, per esemplificare, ai nodi connessi al dilagante sovraccarico dell'informazione oppure, ancora, a quanto le nuove tecnologie contribuiscano a 'smontare ' i luoghi di lavoro. Le aziende cambiano, qualcuno dice 'svaniscono ', ma con esse si modifica anche l'organizzazione del mondo del lavoro. Una struttura fondamentale della democrazia, i lavoratori che si organizzano, un corpo intermedio decisivo nelle democrazie novecentesche, sta subendo contraccolpi micidiali.<br />
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Ecco perché vogliamo ragionarne a fondo. Iniziamo venerdì 17 aprile interrogandoci sul rapporto tra innovazione e uguaglianza. Il giorno dopo discuteremo proprio del rapporto tra la democrazia e il nuovo sistema mediatico e, nel pomeriggio, sull'altrettanto controversa relazione esistente tra innovazione tecnologica e democrazia industriale. Chiudiamo questo primo gruppo di lezioni con una tavola rotonda tra studiosi e giovani operatori per esplorare le nuove strade che stanno prendendo l'innovazione culturale e la partecipazione.<br />
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A metà maggio, il venerdi 15, riprenderemo la 'scuola ' ragionando sull'impresa sociale; continueremo il giorno dopo per affrontare la questione dell' 'economia della condivisione ' e, nel pomeriggio, per ragionare sul rapporto tra 'libertà e nuove tecnologie '. L'ultima lezione, sul valore politico dell'innovazione scientifica, è spostata, per impegni internazionali del relatore, a giovedì 28 maggio.<br />
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Domenica 17 maggio non vi saranno lezioni, ma potremo sfruttare questo buco nel calendario per un incontro tra il direttore e i corsisti, per tracciare insieme un bilancio di questo anno di intenso lavoro e per ragionare sul programma per il prossimo anno.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-22847160507936060702015-06-30T15:31:00.000+02:002015-06-30T15:31:12.818+02:0070° della Resistenza: una celebrazione senza polemiche<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiO90_L4HvV2iqy3edUK2wS9y-DFIEA3-T6adLDz7HcYncb1j00Fui_Ii4gWdy8sTUWsxg916Jv87ib8yQ1dCM0CCHL3KnY19zx3wWhwz86Ltrh3yhv0O6VvbUhi_RWhFg6nVUIQvr-Zg/s1600/capelli-25aprile.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiO90_L4HvV2iqy3edUK2wS9y-DFIEA3-T6adLDz7HcYncb1j00Fui_Ii4gWdy8sTUWsxg916Jv87ib8yQ1dCM0CCHL3KnY19zx3wWhwz86Ltrh3yhv0O6VvbUhi_RWhFg6nVUIQvr-Zg/s320/capelli-25aprile.jpg" width="320" /></a></div>
Non c'è dubbio: si è trattato di una bella celebrazione del 70° della Resistenza. I media hanno dato spazio con molta generosità all'evento e la sfilata di Milano è stata una grande manifestazione popolare, ridondante di voci diverse. I giornali hanno dedicato al settantesimo ampi servizi: il Corriere ha perfino proposto un'intera collana di testi letterari della Resistenza. Le televisioni, pubbliche e private, non sono state da meno: anche Mediaset si è unita al coro e perfino Paolo Del Debbio ha dedicato alla Resistenza un'intera serata su Rete Quattro.<br />
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Qualcuno ha già notato la differenza di clima rispetto a una decina di anni fa. Allora erano fresche di stampa le pagine dell'indecente libro di Gian Paolo Pansa 'Il sangue dei vinti ' e vi era l'eco della sorprendente difesa della Repubblica di Salò da parte di uno storico come Vivarelli. Galli della Loggia dalle colonne del Corriere non si stancava di indicare nella sopravvalutazione della Resistenza la menzogna originaria della Repubblica. Le televisioni raccontavano un'altra storia rispetto a quella ascoltata in questi giorni: abbondavano di interviste ai reduci di Salò. Tante voci, con asprezza polemica, rivendicavano l'equiparazione tra partigiani e repubblichini.<br />
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La svolta è rilevante. Potremmo ipotizzare, riprendendo il titolo di un impegnativo appuntamento che avevamo costruito in Casa della Cultura in quegli anni, che si è riusciti davvero a 'revisionare il revisionismo '. Probabilmente il lavoro incessante degli storici, le nuove ricerche, gli ultimi studi usciti, le tante discussioni hanno prodotto qualche effetto. Il carattere a un tempo plurale e unitario della Resistenza italiana, la sua nobiltà che sovrasta le inesorabili brutture è finalmente chiara a tutti. E' arrivato il momento, ci dicono queste giornate, di ragionare serenamente dell'importanza della Resistenza nella fondazione e nella storia della nostra Repubblica.<br />
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Si potrebbe però avanzare anche un'altra ipotesi. Ovvero che una decina di anni fa la destra italiana aveva raggiunto l'apice del potere: al governo erano saldamente installate forze di destra indifferenti alla Resistenza e altre che non disdegnavano la rivendicazione di un filo diretto con il fascismo. Tutto congiurava a dare forza a un diffuso e aggressivo 'anti - antifascismo': la pubblicistica e i media non facevano altro che assecondare il clima politico e culturale del momento. Ora la destra è in grave crisi: le sue formazioni principali sono a rischio di sfaldamento oppure si stanno riorganizzando e ridefinendo. La molla fondamentale della virulenta campagna revisionista, ovvero la legittimazione della destra, è in questo momento ridimensionata o perfino evaporata.<br />
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Forse si potrebbe avanzare anche una terza ipotesi, ovvero che la spinta polemica si sia disinnescata a seguito dello smottamento politico e culturale della sinistra, in primis di quella ex comunista estromessa in pochi mesi quasi senza colpo ferire da ogni ruolo di direzione del paese. Alla fin fine la virulenza polemica contro la Resistenza era intimamente legata alla orgogliosa rivendicazione dei valori antifascisti da parte delle sinistre e alla loro intransigente impegno a difesa della carta costituzionale. Nei prossimi giorni, senza proclamazioni altisonanti, si trasformerà di fatto la forma di governo introducendo un inedito e radicale presidenzialismo. In questa situazione è abbastanza evidente che la furia polemica revisionista sia svigorita alle radici.<br />
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Con ogni probabilità ognuna di queste tre ipotesi contiene qualche verità. A tutti noi, abituati ormai a ragionare con disincanto su tutte le vicende del nostro paese, restano comunque il piacere di una celebrazione senza stonature revisioniste e i suoni e i colori con cui anche in questo 25 aprile si sono manifestati i mille toni di speranza e di inquietudine del nostro antifascismo.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-16221170578681951362015-06-30T15:25:00.000+02:002015-06-30T15:25:04.989+02:00Un nuovo progetto della casa della cultura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCiWsv7nU2qfHoETLkC9766sMLAF8R_W8Vb1fSZ7jq8_5KNqikoUu20-MD_d2__-VMizfP2r58Y3m9004nbCr_V0BgUezwrMuApRfRsNWS-40S3ivgOBRswBJ1_U-tJ4gLOfAZT-S68oI/s1600/capelli-nuovo-progetto_2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="146" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCiWsv7nU2qfHoETLkC9766sMLAF8R_W8Vb1fSZ7jq8_5KNqikoUu20-MD_d2__-VMizfP2r58Y3m9004nbCr_V0BgUezwrMuApRfRsNWS-40S3ivgOBRswBJ1_U-tJ4gLOfAZT-S68oI/s320/capelli-nuovo-progetto_2.jpg" width="320" /></a></div>
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La Casa della Cultura ha alle spalle un anno intenso.<br />
Abbiamo rifatto la sede, eletto un nuovo Presidente e un nuovo Direttivo, introdotto il Consiglio Culturale. Abbiamo aperto le porte a temi nuovi, ridefinito il nostro sistema di comunicazione e stiamo anche coinvolgendo una nuova generazione di studiosi. A questo punto siamo in grado di fare un ulteriore passo in avanti.<br />
Vogliamo trasformare il nostro sito in uno 'spazio aperto ' di discussione. Ciò che viene detto e discusso nelle nostre tante iniziative non deve più fermarsi qui, in via Borgogna.<br />
Vogliamo mettere in circolazione le nostre proposte e le nostre elaborazioni.<br />
Per questo abbiamo deciso di usare fino in fondo le possibilità che può dischiudere un uso intelligente della Rete. In questi medi abbiamo lanciato le 'edizioni casa della cultura' iniziando la pubblicazione di agili ebook. Abbiamo iniziato ad usare con efficacia i 'social ' - Facebook e Twitter - per informare sulla nostra attività e siamo riusciti a coinvolgere cittadini che prima non riuscivamo a raggiungere. Siamo in grado di fare arrivare ogni giorno i nostri messaggi oltre Milano: abbiamo likers in tutt'Italia. Abbiamo anche verificato, con qualche emozione, che le nostre proposte in Rete raggiungono il picco di gradimento tra i giovani, dai ventiquattro ai trentaquattro anni!<br />
Siamo pronti ora a fare un passo in più. A chi progetta e anima le nostre discussioni chiederemo di scrivere note da inserire nel sito.<br />
Siamo pronti anche a raccogliere spunti e articoli pubblicati altrove ma che ci appaiono meritevoli di riflessione.<br />
Alcuni giovani amici di 'cheFare ', piattaforma online per l'innovazione culturale, sono interessati ad un'attiva collaborazione per intrecciare gli stimoli e le voci.<br />
Insomma, scommettiamo sulla possibilità di fare interagire e confrontare i 'maestri ' attorno ai quali ruota la nostra programmazione con i giovani che si esprimono soprattutto attraverso le riviste on line e i blog.<br />
Da tempo riflettiamo su come sta cambiando la produzione e la circolazione della cultura. Intendiamo mettere questa riflessione al centro della prossima celebrazione del nostro 'Settantesimo '. Ma siamo anche convinti che la ricerca, l'innovazione e la sperimentazione sul campo possano aiutare e stimolare la riflessione meglio di ogni altra cosa.<br />
Per dare il segno della novità di questo progetto abbiamo voluto dare anche una veste nuova al nostro sito. Chi entrerà nel sito avrà modo di esprimere una valutazione sull'operazione, sui contenuti e anche sull'aspetto estetico. A me, in questo momento, spetta il compito di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a progettare, innovare e realizzare il sito e tutti coloro che si stanno prodigando per riempirlo di contenuti e di idee.<br />
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Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-26778460339330028852014-10-15T17:41:00.002+02:002014-10-15T17:41:46.240+02:00Una “Scuola” di cultura politica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDoR3A-dKZk3-jg2x0yMvpviNG-s5gDBJCs_TEPYZ6B66vhoPHB1Wco5n3vLFCtJmIi6FQIcmGA71w9QM8mWQH9MTAPGvLRVky7qSZeJXRaQDQpAKJL9X3M3gQxCELw-KHJzWupTs-AVo/s1600/Scuola_visual_inaugurazione.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDoR3A-dKZk3-jg2x0yMvpviNG-s5gDBJCs_TEPYZ6B66vhoPHB1Wco5n3vLFCtJmIi6FQIcmGA71w9QM8mWQH9MTAPGvLRVky7qSZeJXRaQDQpAKJL9X3M3gQxCELw-KHJzWupTs-AVo/s1600/Scuola_visual_inaugurazione.jpg" height="118" width="320" /></a></div>
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Fra pochi giorni, a metà ottobre, per il quinto anno consecutivo, la Casa della Cultura di Milano avvia la sua “scuola” di cultura politica. Un’operazione impegnativa in tempi in cui la politica sembra ridotta a esibizione di leader e a spettacolo mediatico, in cui la militanza politica e le stesse strutture politiche vengono “rottamate”, in cui il messaggio politico è drasticamente semplificato. <br />
Il programma della “scuola” non prevede la presenza di leader politici ed è anche svincolato dalla cronaca e dalla piccola polemica quotidiana. E’ un invito a ragionare in profondità su quanto sta accadendo, a recuperare il senso e il gusto dei pensieri lunghi. Insomma, questa “scuola” di cultura politica oggi vuole essere ed è una vera e propria sfida culturale.<br />
<br />
<i>Continua a leggere <a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/p/per-una-bussola-umanistica.html" target="_blank">l'articolo</a> alla <a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/p/per-una-bussola-umanistica.html" target="_blank">pagina Interventi</a></i>Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-3392691812427384082014-09-22T18:01:00.001+02:002014-09-23T10:24:58.038+02:00Appunti su quindici anni di vita culturale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn5YqCBWZbv0H_Q7-PhZRt-dVI0M7dsWUvX7dzu7dizcvdFnamk0dwa0h6bjkteZCOViGDzI3sX-j2skSXTIn-UhncIhLAuGeyoYP0UMa-hHAz2aGCHOn3Uca5alj98hTJVKkfmQmBbeg/s1600/pubblico_2012.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn5YqCBWZbv0H_Q7-PhZRt-dVI0M7dsWUvX7dzu7dizcvdFnamk0dwa0h6bjkteZCOViGDzI3sX-j2skSXTIn-UhncIhLAuGeyoYP0UMa-hHAz2aGCHOn3Uca5alj98hTJVKkfmQmBbeg/s1600/pubblico_2012.jpg" height="214" width="320" /></a></div>
<br />
Quindici anni di vita culturale milanese e italiana visti e vissuti da dietro la "porta rossa" di via Borgogna.<br />
Lo sfilacciamento culturale dei tardi anni Novanta. La vigorosa ripresa del pensiero critico nei primi anni del nuovo secolo. Lo shock della "grande crisi", l'indignazione e i rischi di rassegnazione. Le trasformazioni strutturali della vita culturale sotto l'impatto delle nuove tecnologie e della globalizzazione.<br />
<br />
Una proposta culturale: la ricostruzione di un umanesimo illuministico.<br />
<br />
<a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/p/appunti-su-quindici-anni-di-vita.html" target="_blank"><b>Leggi l'articolo</b></a>Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-58890401149094048832014-09-15T14:37:00.000+02:002014-09-17T17:04:26.048+02:00Una proposta per studiare il disordine nel mondo e l’ondata populista <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwfQ_7EhlJb2wVlXW7KCE023BcMjqlleFrtYOA0Kgkk0588Xpux140cCfycUQalJZCpRfqYkaBOIddYhlNd1tIK6w72nAWqfjG0hB9NglDw6U3rLsihpr4goFurV3GuftU8b8F-Jz-gZs/s1600/logo-SCP-2014-2015-web.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwfQ_7EhlJb2wVlXW7KCE023BcMjqlleFrtYOA0Kgkk0588Xpux140cCfycUQalJZCpRfqYkaBOIddYhlNd1tIK6w72nAWqfjG0hB9NglDw6U3rLsihpr4goFurV3GuftU8b8F-Jz-gZs/s320/logo-SCP-2014-2015-web.jpg" /></a></div>
La cronaca è inondata di notizie inquietanti: crisi e conflitti che stanno esplodendo in Africa del Nord, nel Mediooriente, nell’est europeo. Il Papa ha parlato addirittura di una nuova “guerra mondiale a pezzi”. Da dove vengono queste crisi? Perché stanno aggravandosi ed esplodendo proprio ora?
E ancora: perché nelle elezioni europee vi è stato in tanti paesi un successo elettorale dei partiti xenofobi, etno - nazionalisti, populisti? Cosa sta corrodendo la nostra vita democratica?
Sono interrogativi impegnativi, perfino drammatici. Abbiamo bisogno di capire, di aggiornare il nostro bagaglio di conoscenza, di ricostruire e affinare i nostri strumenti critici.
Per questo motivo abbiamo organizzato, per il quinto anno consecutivo, la “Scuola di cultura politica”, con trentadue incontri, con relatori provenienti da molti paesi, il tutto suddiviso in quattro moduli: l’ondata populista, il disordine nel mondo, l’aumento delle disuguaglianze, una nostra possibile idea di innovazione.
Ogni corsista potrà iscriversi a tutto il corso oppure partecipare a un singolo modulo. Insomma, un’occasione straordinaria per chi non si accontenta del chiacchericcio mediatico, per chi vuole interrogarsi seriamente sul presente e ragionare con qualche fondamento sul futuro.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-62897304881195140722014-05-09T19:29:00.000+02:002014-05-09T19:29:00.540+02:00Enrico Berlinguer. A trent’anni dalla scomparsa<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimVsDnisJlJKaCAhyuRz7YZZR9pU3nCTtxOAPMYTa2E6zJv3d08ci_qn86Zpaz9aDqQhBeA7LdZqgFwHPTPDEcD3hz658x1-1GZY1gABO1CeqVMrNHjDBlSw5f64RIyDbIuH93T9B53uA/s1600/800px-Enrico_Berlinguer_+_Roberto_Benigni.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimVsDnisJlJKaCAhyuRz7YZZR9pU3nCTtxOAPMYTa2E6zJv3d08ci_qn86Zpaz9aDqQhBeA7LdZqgFwHPTPDEcD3hz658x1-1GZY1gABO1CeqVMrNHjDBlSw5f64RIyDbIuH93T9B53uA/s1600/800px-Enrico_Berlinguer_+_Roberto_Benigni.jpg" height="208" width="320" /></a></div>
<br />
Enrico Berlinguer ha lasciato un’eredità non semplice. Egli ha guidato per quindici anni un partito politico destinato, cinque anni dopo la sua morte, a decidere il proprio scioglimento. Il suo nome, inoltre, è legato a una strategia politica, il compromesso storico, assai contrastata e che non ha raggiunto i suoi obiettivi. Eppure, a trent’anni dalla scomparsa, Berlinguer viene ricordato e studiato con stima e rispetto, più di ogni altro uomo politico di questo dopoguerra. Su Berlinguer sono usciti a più riprese raccolte di scritti e di testimonianze, alcuni studi impegnativi e ultimamente nelle sale cinematografiche è apparso anche un film che ne ricorda la vicenda umana e il percorso politico.
<br />
<br />
La ragione di questa attenzione sta, probabilmente, nel fatto che la figura di Berlinguer si identifica con una stagione politica in cui la sinistra ha saputo suscitare grandi speranze ed emozioni. Gli anni Settanta hanno rappresentato il punto più alto dell’influenza politica, elettorale e culturale della sinistra italiana: una stagione di partecipazione e di conquiste sociali e civili cui, nei decenni successivi, ha fatto seguito un declino lento ma inarrestabile. Per più generazioni il nome di Berlinguer, probabilmente, evoca passioni politiche intense e poi non più ritrovate, speranze vivissime perse per strada e trasformatesi con il tempo in amare disillusioni. Insomma il nome di Berlinguer sembra associarsi al tema di una struggente, e non immotivata, nostalgia.
<br />
<br />
In realtà Berlinguer merita anche altre riflessioni.<br />
<br />
<a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/p/per-una-bussola-umanistica.html" target="_blank">Leggi l'articolo alla pagina Interventi</a><br />
<br />Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-29516752876733492402014-05-08T12:30:00.000+02:002014-05-08T12:30:29.015+02:00Edizioni Casa della Cultura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEQtvzNMcpJt_RSQf5U_tB1C2XuwoCq-VVJ5CwMajjN0A6U2Ocq6DkFki4gRUjmDux9oCanuxOByaAqvVsbxX9KopvyxMJMuuCxEG4NpMxnqw2Otx_1enzL6JvOWvW7hJGC_3cd2SwFSw/s1600/copertina+Veca.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEQtvzNMcpJt_RSQf5U_tB1C2XuwoCq-VVJ5CwMajjN0A6U2Ocq6DkFki4gRUjmDux9oCanuxOByaAqvVsbxX9KopvyxMJMuuCxEG4NpMxnqw2Otx_1enzL6JvOWvW7hJGC_3cd2SwFSw/s1600/copertina+Veca.jpg" height="320" width="226" /></a></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Mi
fa piacere segnalare la nuova operazione culturale della Casa della
Cultura: abbiamo deciso di avviare una nostra casa editrice,
“Edizioni casa della cultura”. Essa proporrà ebook,
editorialmente assai accurati, in standard e.pub, fruibili quindi con
ogni tipo di lettore di libri elettronici. </span>
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Da
lunedì 5 maggio in tutte le principali librerie “virtuali” si
possono trovare, al prezzo di euro 2,49, i primi volumetti contenenti
le grandi lezioni della nostra “Scuola di cultura politica”.
Iniziamo con i testi di Salvatore Veca ("Invito all’immaginazione
politica" - <em>nella foto, la copertina</em>), di Rocco Ronchi (Critica del pensiero unico), di Anna
Maria Carabelli (Alle radici della crisi economica) e di Walter
Tocci (Crisi della politica e dignità della politica). Seguiranno
le altre lezioni della “scuola”, al ritmo di due uscite ogni
settimana. </span>
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<a href="https://www.blogger.com/null" name="_GoBack"></a><span style="font-size: medium;">Si
tratta di ebook di grande valore culturale che indagano i profondi
cambiamenti del nostro tempo e offrono uno strumento prezioso per
forgiare un nuovo pensiero critico. Il nostro intento è raccogliere
e amplificare gli incontri, i dibattiti, le lezioni che si tengono in
Casa della Cultura perché diventino parte di un confronto di idee
sempre più vasto e perché raggiungano ascoltatori e lettori che non
hanno l’opportunità di frequentare la nostra sede.</span></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Proponiamo
volumetti agili, con trattazioni brevi ma rigorose e approfondite.
Sono libri che si possono leggere facilmente e rapidamente ma che non
concedono nulla alla superficialità e alla spettacolarizzazione che
stanno devastando il dibattito pubblico.</span></div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Insomma,
un tentativo coraggioso ma ragionato di usare le nuove tecnologie per
fare circolare lo stile e il messaggio della Casa della Cultura. </span>
</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: medium;">Chi
desidera ulteriori informazioni può consultare il nostro sito:
<a href="http://www.casadellacultura.it/">www.casadellacultura.it</a>
.</span></div>
Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-21613214276201642042014-04-04T16:47:00.000+02:002014-04-04T16:47:24.594+02:00Resistenza pedagogica<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtIjOxn-GzgcpGfHLeVcMnoxTEHYC5hKNwS9L2HQl5XbjUGDQl5XJaLTMh5BwNFGs-0skgC0tTMiSihtoXwmsFUVuIUuqdREoi5yNIf8rPP706isQjVkC5AVvtCb3fJf7WHcpakIFl14A/s1600/9119300_orig.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjtIjOxn-GzgcpGfHLeVcMnoxTEHYC5hKNwS9L2HQl5XbjUGDQl5XJaLTMh5BwNFGs-0skgC0tTMiSihtoXwmsFUVuIUuqdREoi5yNIf8rPP706isQjVkC5AVvtCb3fJf7WHcpakIFl14A/s1600/9119300_orig.jpg" height="199" width="320" /></a></div>
<br />
Un gruppo di pedagogisti ha organizzato in Casa della Cultura, sabato 29
marzo, un convegno in ricordo di Ettore Gelpi, dal titolo "Resistenza pedagogica". Mi hanno
chiesto un intervento che potete leggere <a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/p/per-una-bussola-umanistica.html">qui</a>, nella sezione Interventi.
<br />
<br />
<em>(Foto dal sito ConTatto Cemea Veneto)</em>Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-89070542122663215042014-03-31T16:32:00.001+02:002014-03-31T16:42:07.073+02:00Gli studenti e il Pci negli anni incandescenti<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg9Dg4YdcBUJnDOTjwxXdlBAWoNueIfZA-Fe7UFIS8tKFy1IDh09ZNBil6jU9qu0j0yJsdRSOK3svhZdIeUX1rCr6CiCO1AziLPNDf-eB_Sbe5XzSv9d8AI-hb52dchhj-DMZZ8GOsp2g/s1600/Studenti_Anni_70.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhg9Dg4YdcBUJnDOTjwxXdlBAWoNueIfZA-Fe7UFIS8tKFy1IDh09ZNBil6jU9qu0j0yJsdRSOK3svhZdIeUX1rCr6CiCO1AziLPNDf-eB_Sbe5XzSv9d8AI-hb52dchhj-DMZZ8GOsp2g/s320/Studenti_Anni_70.jpg" /></a></div>
<div align="left" class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">
Ho ricevuto un invito per partecipare a un convegno, che si terrà a Firenze il 9 e il 10 maggio, sul movimento studentesco tra il 1968 e il 1978. Per l'occasione, ho preparato un testo che propone una riflessione su quegli anni incandescenti; lo potete leggere<strong> </strong><a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/p/per-una-bussola-umanistica.html" target="_blank"><strong>qui</strong></a>, nella pagina Interventi.</div>
<div align="left" class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-32147965593600167692014-03-14T19:54:00.000+01:002014-03-14T19:54:42.452+01:00Un nuovo presidente per la Casa della Cultura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFcwjfbHyBJYgz6D1rtWgNVgKGTqtdKYtxru_nOQsgoKLm0dUvQCOHq0_4am56eqyIIqu1hzGUOk6OoiX_Y0Ntxjqbsam_ZG_nEl5ylgAHIhJfcBrhp6NWCCJD6KF27oKNL76SSsHWDDg/s1600/Salvatore_Veca_2014.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFcwjfbHyBJYgz6D1rtWgNVgKGTqtdKYtxru_nOQsgoKLm0dUvQCOHq0_4am56eqyIIqu1hzGUOk6OoiX_Y0Ntxjqbsam_ZG_nEl5ylgAHIhJfcBrhp6NWCCJD6KF27oKNL76SSsHWDDg/s1600/Salvatore_Veca_2014.JPG" height="213" width="320" /></a></div>
<br />
<strong>Un ringraziamento molto caro a Vittorio Spinazzola</strong>, presidente della Casa della Cultura dal 1991, che ha rassegnato le dimissioni con una lettera speditami qualche settimana fa. Con essa mi comunicava che l’età avanzata e i problemi di salute non gli rendevano più possibile mantenere un ruolo così impegnativo. <br />
La lettera di dimissioni era molto bella, nello stile di questo insigne italianista. Da ogni parola traspariva il suo attaccamento profondo alla Casa della Cultura e anche quell’idea “alta” dell’istituzione e della sua funzione che lo ha guidato in tutti questi anni e che, probabilmente, resta il messaggio più duraturo della sua Presidenza.
<br />
<br />
<strong>Un saluto e un augurio vivissimo a Salvatore Veca</strong>, da qualche giorno nuovo Presidente della Casa della Cultura, votato dall’assemblea dei soci con consenso unanime. Rivendico con orgoglio di avere pensato e proposto il nominativo di Veca. <br />
Conosco la sua autorevolezza nella vita pubblica milanese e italiana. Sono convinto che la sua Presidenza possa essere una garanzia per tutti coloro che pensano alla Casa della Cultura come luogo vivo e aperto di confronto e di ricerca.<br />
Da più anni collaboro con Veca. Assieme abbiamo progettato alcune delle operazioni più impegnative della Casa della Cultura, prima fra tutte la Scuola di cultura politica. Ho imparato ad apprezzare la vastità della sua conoscenza, la sua curiosità e la sua apertura mentale. Sono convinto che assieme potremo fare tante cose, belle e impegnative. <br />
L’obiettivo, su cui sono certo che concordiamo profondamente, è “traghettare” la grande tradizione della Casa della Cultura in tempi così profondamente cambiati. La comune convinzione è che c’è tanto bisogno di rielaborare e far vivere quel pensiero critico formatosi con l’umanesimo illuministico.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-57428400226535727892014-01-10T17:27:00.002+01:002014-01-10T17:27:28.615+01:00Dopo l'emergenza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZbBwJCveimUlLF8E84dP_ZnLCoi3Mf9HC0MKdUgPNIEIbhW4XF40xlWfMt1lVeasIeTpa-ZHa-Gu6KmxCIX6tOlkC_RayosbZbNvEiyiv0JQin-20uF9MaggDdn5XbQpBEgP5B2VOz0o/s1600/grazie_avanti_cosi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZbBwJCveimUlLF8E84dP_ZnLCoi3Mf9HC0MKdUgPNIEIbhW4XF40xlWfMt1lVeasIeTpa-ZHa-Gu6KmxCIX6tOlkC_RayosbZbNvEiyiv0JQin-20uF9MaggDdn5XbQpBEgP5B2VOz0o/s1600/grazie_avanti_cosi.jpg" height="285" width="320" /></a></div>
<br />
Finalmente l’emergenza in Casa della Cultura è superata. I lavori di ristrutturazione sono in fase avanzata e, cosa di certo non meno importante, sono stati raccolti i fondi necessari per garantire una rinnovata funzionalità alla sede.
<br />
Sono stati mesi difficili, ma indimenticabili. Abbiamo fronteggiato il rischio di “interrompere una grande storia”, siamo riusciti ad evitarlo e, perfino, a rinnovare e rendere più funzionale e accogliente la storica sede di via Borgogna. <br />
Sento una viva gratitudine verso tante persone, per le centinaia di cittadini che si sono stretti attorno a questo centro culturale per dare un segno concreto della loro vicinanza e per i tanti artisti che hanno donato quadri e sculture per una grande “collettiva” di solidarietà.
<br />
I legami tra la Casa della Cultura e Milano sono ben saldi. Alle spalle vi è una storia importante che la città vive come un suo patrimonio ed oggi – possiamo ben dirlo - i milanesi percepiscono la Casa della Cultura come un organismo vivo e pulsante.
<br />
Tutto questo ci carica di ulteriori responsabilità per il futuro. Dobbiamo mantenere, come abbiamo fatto in questi anni, una coerenza ideale con le nostre radici, ma serve anche coraggio, apertura, sguardo attento verso il nuovo. Questo è l'impegno che prendiamo fin da ora.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-38800167240145801922013-11-27T11:40:00.000+01:002013-11-27T11:40:20.943+01:00L'esposizione collettiva "Arte vs Emergenza"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd9kVXU2RsOLK64mRKN_WMVqJEujNnyZIUlFFHODjwdrFZYyozfDDj0AtyACMZNh56jhJblVbEQJnme22kTRDZb0d-ZaAc1R3MZeg1xaEu4JOcf44IZ9RIluxfRVQyoX8WPb4y1WZJnbM/s1600/ARTE_vs_EM_21-11_invito.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjd9kVXU2RsOLK64mRKN_WMVqJEujNnyZIUlFFHODjwdrFZYyozfDDj0AtyACMZNh56jhJblVbEQJnme22kTRDZb0d-ZaAc1R3MZeg1xaEu4JOcf44IZ9RIluxfRVQyoX8WPb4y1WZJnbM/s320/ARTE_vs_EM_21-11_invito.jpg" /></a></div>
<br />
Abbiamo fatto un appello al mondo dell’arte: aiutateci a superare la difficile situazione della Casa della Cultura. La risposta è stata straordinaria: quasi cento pittori, scultori e collezionisti ci hanno donato una o più opere.
<br />
Sono opere belle, di qualità: appese nell’atrio e nel salone della Casa della Cultura offrono un colpo d’occhio affascinante. In tanti in questi giorni hanno detto, con ragione: <strong>sarebbe bello che la Casa della Cultura potesse restare sempre così</strong>.
La speranza in questi giorni è che tanti cittadini possano vedere le opere esposte, apprezzarle e, magari, decidere di trasformarle in un prezioso regalo per se stessi.
Fin da ora però mi sento di dire che <strong>un evento così forte è destinato a lasciare tracce profonde</strong>. Emergono alcune domande cui bisognerà dare risposta. Ad iniziare dall’irruzione della bellezza dentro quella sala delle conferenze di solito così severa ed austera.
<br />
Dopo questa esperienza <strong>la Casa della Cultura dovrà impegnarsi ad affrontare anche le questioni connesse con l’attività artistica</strong>. Vi è l’immenso patrimonio italiano su cui riflettere. Vi sono le mille, complesse, suggestioni dell’arte contemporanea su cui ragionare. Si tratta di nodi culturali da cui la programmazione della Casa della Cultura non potrà più prescindere.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-76929043482574441622013-09-04T12:50:00.000+02:002013-09-04T12:50:07.973+02:00Un’emergenza in Casa della Cultura<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKoMxXvKboXMVtsqU8tgUBD5_aIFfo0BhKm5oGTKquunMZ1eC8uhxMzHCc81ihwt7PTbU_94L2xXdQhtOQ8bJKVb3XdbF4jMXb3gY8mKARzaS152dHdedsnq-SBzd4qRw18gTEBMWyLKk/s1600/emergenza2.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="151" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKoMxXvKboXMVtsqU8tgUBD5_aIFfo0BhKm5oGTKquunMZ1eC8uhxMzHCc81ihwt7PTbU_94L2xXdQhtOQ8bJKVb3XdbF4jMXb3gY8mKARzaS152dHdedsnq-SBzd4qRw18gTEBMWyLKk/s320/emergenza2.jpg" width="320" /></a></div>
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La ripresa, dopo la pausa estiva, è molto diversa dagli altri anni. C’è <a href="http://www.casadellacultura.it/" target="_blank">un’emergenza</a> cui bisogna far fronte e su cui dobbiamo concentrare tutte le nostre energie: un intervento straordinario di ristrutturazione della Casa della Cultura.
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Nei mesi scorsi c’è stato un improvviso cedimento del controsoffitto. Ora bisogna affrontare e risolvere il problema alle radici, con un intervento generale di sistemazione e messa in sicurezza della nostra sede. <br />
Vorrei che fosse chiaro a tutti che <strong>è in gioco la possibilità stessa di continuare l’attività della Casa della Cultura</strong>. Abbiamo tanti programmi in cantiere per i prossimi mesi e stiamo discutendo di molte nuove iniziative: la loro realizzazione dipende inevitabilmente dal ripristino dell’agibilità della sala.
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In queste settimane abbiamo predisposto i progetti per la ristrutturazione. Adesso bisogna fare i lavori e soprattutto reperire le risorse necessarie. Il costo dei lavori ammonterà, più o in meno, ad almeno 100.000 euro e, come ben sappiamo, la situazione del paese è tale che non si può fare affidamento su interventi pubblici di sostegno.
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Fortunatamente noi qui in Casa della Cultura <strong>abbiamo una risorsa straordinaria da valorizzare</strong>: la stima e la fiducia conquistata in sessantacinque e più anni di storia e rinnovate giorno per giorno.
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Per molti democratici e progressisti di Milano la “porta rossa” di via Borgogna è un simbolo vivo che significa ricerca, discussione, impegno culturale, democrazia partecipata.
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Ci rivolgiamo a tutti coloro che vogliono “mantenere aperta la porta rossa” di via Borgogna e che sono intimamente convinti che il “posto delle idee” deve continuare a vivere. <br />
A tutti chiediamo <strong><a href="https://www.paypal.com/it/cgi-bin/webscr?cmd=_flow&SESSION=lXET3ND6do0K4L8lkXl4z3Q1BC2locCBiRannbswezzxpEMCosJhvWyMAs0&dispatch=5885d80a13c0db1f8e263663d3faee8d48a116ba977951b3435308b8c4dd4ef1" target="_blank">un impegno e un atto di generosità</a></strong>, il costo di un mattone simbolico per non interrompere la storia della nostra Casa della Cultura. Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-48567507300133638222013-07-24T15:50:00.000+02:002013-07-24T15:54:33.167+02:00La “Scuola di cultura politica” riparte in autunno. Le ragioni di una scelta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsKu6B2F6p2H6OWNYcYwgArkBSvmqCO-NMbpYIGLIKKA8UySHwtYG1GOfaCWdjLmNNNySS85vqjva9VyZIYpykQIRctydRc2jprkZfo2XMsUgNYyVWxm2ekRTEZNQhQ1j3OLqKyvTSXRg/s1600/logo2013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgsKu6B2F6p2H6OWNYcYwgArkBSvmqCO-NMbpYIGLIKKA8UySHwtYG1GOfaCWdjLmNNNySS85vqjva9VyZIYpykQIRctydRc2jprkZfo2XMsUgNYyVWxm2ekRTEZNQhQ1j3OLqKyvTSXRg/s200/logo2013.jpg" width="200" /></a></div>
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È un momento strano e difficile della vita pubblica italiana. C’è un governo che nessuno avrebbe mai voluto, ma alla fin fine è risultato l’unico possibile. La situazione economica si mantiene stabilmente sul brutto: ogni giorno un piccolo passo indietro dentro questa lunga, interminabile recessione. Il dibattito pubblico è povero e asfittico come non mai: si discute solo di IMU, sì o no. Forse è l’ultimo successo di Berlusconi: costringere per l’ennesima volta a discutere di ciò che lui desidera mettere al centro della discussione.<br />
Il paese, tutti lo sanno, avrebbe bisogno di altro, ma al momento non si intravede chi, dove e quando inizierà a cambiare le cose. Difficile dare senso all’impegno politico in questa situazione. <br />
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In <strong>Casa della Cultura</strong> abbiamo deciso di aggirare il problema. Qualche vecchio maestro appassionato di scacchi avrebbe detto: state tentando il “salto del cavallo”. Invece di procedere linearmente in una situazione tanto vischiosa abbiamo deciso di saltare l’ostacolo, di evocare una bella politica, impegnata nell’analisi, nella ricerca, nella discussione e nella proposta sul medio e lungo periodo. Metteremo tutto questo al centro di un <strong>progetto di formazione politica ad alto livello</strong>, cercheremo di coinvolgere nello studio e nella riflessione quanti più giovani sia possibile. Insomma, se la situazione oggi è tanto problematica, ci impegniamo a seminare per il futuro.
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Questa, all’incirca, è la riflessione che abbiamo fatto quando abbiamo deciso di preparare per il prossimo anno la nostra <strong><a href="https://www.facebook.com/scuoladiculturapolitica" target="_blank">Scuola di cultura politica</a></strong>. Al centro del programma, delle <a href="http://www.scuoladiculturapolitica.it/sitoSCP2013/programma.jsp" target="_blank">trentadue lezioni e tavole rotonde</a>, abbiamo messo l’Italia di oggi, la sua incertezza e la sua crisi, “la sindrome del declino”. Ma abbiamo anche cercato, nella seconda parte del programma, di mettere a fuoco le ragioni del cambiamento, quelle idee nuove che possono favorire una crescita compatibile, con l’ambiente, con la società, con la cultura.
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Terranno le lezioni e discuteranno con noi alcuni tra i più <a href="http://www.scuoladiculturapolitica.it/sitoSCP2013/relatori.jsp" target="_blank">autorevoli studiosi italiani</a>, da Settis a De Mauro, da Donolo a De Cecco, da Lupo a Rodotà, da Pievani a Berta e tanti altri.
Si tratta di un programma forte, impegnativo: può stimolare la ricerca, la discussione, la diffusione di idee nuove. Per questo ci auguriamo che incontri l’attenzione di tanti, soprattutto di tanti giovani. Ce n’è davvero bisogno!Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-51173888644355104822013-02-28T18:15:00.001+01:002013-02-28T18:19:03.454+01:00Stéphane Hessel, l’indignazione, l’Italia<em>Una riflessione scritta per il mio blog </em><strong><a href="http://la-cultura-e-vita.comunita.unita.it/" target="_blank">La cultura è vita</a></strong><em>, L'Unità on line.</em><br />
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L’altra notte a Parigi si è spento Stéphane Hessel, un protagonista della Resistenza francese e di altre importanti pagine della storia del ‘900. Il suo piccolo pamphlet, “Indignez vous”, ha venduto all’incirca quattro milioni di copie. Ad esso si è ispirato un imponente movimento di massa e d’opinione che nel 2011 ha attraversato tutto il mondo e ha scosso interi paesi.
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In Italia non vi sono state mobilitazioni di massa all’insegna dell’indignazione: non per questo il fenomeno ha agito meno in profondità. Essa si è diffusa nell’opinione pubblica e si è manifestata direttamente, in forme addirittura esplosive, nelle urne elettorali.
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Nei mesi passati ho invitato con tutte le mie energie a prendere seriamente in considerazione l’onda potente, per quanto sotterranea, di indignazione che stava attraversando il nostro paese. Nel maggio scorso ho pubblicato “Indignarsi è giusto”. Nel mesi successivi mi sono impegnato in decine di presentazioni di questo libro e nei mesi scorsi mi sono presentato alle elezioni regionali ricordando sempre, ad ogni passaggio, che dovevamo fare i conti con questo moto di opinione.
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La mia tesi, al fondo, era molto semplice. Possiamo raccogliere e interpretare positivamente questa “indignazione”, farne il supporto ideale di un nuovo progetto di governo. Per fare questo però non dobbiamo mai dimenticare le radici vere di questa grande crisi, ovvero chi l’ha provocata e ne è responsabile, e dobbiamo dare la certezza di un impegno risoluto per una politica solo ed esclusivamente al servizio del bene comune.
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Il partito cui sono iscritto e nelle cui liste mi sono presentato alle elezioni, il Pd, ha raccolto solo a tratti, con voce flebile, questa sollecitazione. L’indignazione è stata invece cavalcata da un altro partito, quel “Movimento 5 stelle” che è così riuscito a vincere le elezioni. Nella bocca di Beppe Grillo, però, l’indignazione si è trasformata in rabbia scomposta, aggressiva e punitiva.
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Qui sta una delle ragioni, forse la più importante, dello scacco elettorale che abbiamo subito e della grave crisi politica che si è aperta con il voto del 24 e 25 febbraio.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-59974186931372191132012-11-19T11:24:00.000+01:002012-11-19T11:24:29.838+01:00Per una radicale discontinuità, come nella “Primavera milanese”<em><strong>Verso le Elezioni Regionali. </strong>Da</em> <i></i><a href="http://www.talpademocratica.it/">La Talpa Democratica.it</a><br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7EG1AIddLbjqBHycZVzyPLACBoijKMvrChDzFKkEidPZb-JXqrjMBDbbLj9TOCnnM49QrqtLEoUA08GUZDkDgxekSp-tMMa32U0107_dzpTpg8S-Pn_vbPqkfnv1160MWXEaRREwB8zc/s1600/primavera_a_Milano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7EG1AIddLbjqBHycZVzyPLACBoijKMvrChDzFKkEidPZb-JXqrjMBDbbLj9TOCnnM49QrqtLEoUA08GUZDkDgxekSp-tMMa32U0107_dzpTpg8S-Pn_vbPqkfnv1160MWXEaRREwB8zc/s320/primavera_a_Milano.jpg" width="320" /></a></div>
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La posta in gioco stavolta è davvero grossa: la Regione Lombardia, ovvero la regione più grande e più sviluppata d’Italia, di importanza pari alla Svizzera o all’Austria.
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Sotto l’incalzare delle inchieste della Magistratura il blocco formigoniano si è sfaldato. La destra è sotto shock, profondamente divisa: questa volta il centrosinistra ha davvero la possibilità di conquistare la Regione. <br />
Si tratta di evitare errori. Nella discussione per la scelta dei candidati alla Presidenza c’è stata un po’ di confusione. Per diradare ombre e perplessità serve ora un’immersione tra la gente, un vero dibattito pubblico sui candidati e sul loro programma. Il primo a trarne vantaggio sarà Umberto Ambrosoli, il candidato attorno al quale sta convergendo un ventaglio ampio di forze.<br />
Il punto essenziale è costruire un messaggio di radicale discontinuità. Si pensi alle elezioni siciliane di poche settimane fa: astensionismo record e, là dove la destra ottenne il famoso “61 a zero”, vittoria di un candidato di rottura. In realtà tra i cittadini italiani la preoccupazione per la crisi si mescola e si intreccia con il disgusto per il degrado del sistema politico: da qui una domanda impetuosa, anche se confusa, di cambiamento.<br />
Bisogna raccogliere l’indignazione diffusa, ricostruire fiducia e speranza, proprio come accadde durante la “primavera milanese”. Quell’esperienza è densa di insegnamenti preziosi. Attorno al candidato sindaco si raccolsero in quei mesi partiti e cittadini, si mobilitò un fittissimo tessuto associativo, vennero immesse nella discussione esperienze e idee fino a quel momento disperse e sommerse. Tutto un mondo venne alla luce, trovò motivazioni, si impegnò con passione e entusiasmo.<br />
In queste ormai prossime elezioni si tratta di inventare e fare vivere qualcosa di simile. Il “progetto civico” di cu si parla deve significare rottura con il passato, protagonismo dei cittadini e coraggio nell’afferrare e gettare in campo idee nuove.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-9721858094298799442012-11-09T10:29:00.001+01:002012-11-09T10:35:55.553+01:00Obama, altri quattro anni<em>Post da</em> <a href="http://www.talpademocratica.it/">La Talpa Democratica</a>.<br />
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFQQVNrfPyFU1-HzJsEhb7oIc0857ON05nsKt8_nAFWXRQ9NGazUZZn-uW_HLRP6hfFE4DfpdhxQhmaMIQHQcpWbPmLT_0LL8VPwDpEzE-V5E-i3biiuno60rrLvHfsfaJ-kCx-119rlg/s1600/lookup_2-20121105180851.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFQQVNrfPyFU1-HzJsEhb7oIc0857ON05nsKt8_nAFWXRQ9NGazUZZn-uW_HLRP6hfFE4DfpdhxQhmaMIQHQcpWbPmLT_0LL8VPwDpEzE-V5E-i3biiuno60rrLvHfsfaJ-kCx-119rlg/s320/lookup_2-20121105180851.jpg" width="320" /></a></div>
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Obama ha vinto. Senza le promesse e senza le speranze di quattro anni fa. Ma ha vinto, ed è una buona cosa. Con lui ha vinto l’America aperta, tollerante, dialogante con il mondo. Ha perso l’America che si pensa come una fortezza e che ama esibire i muscoli.
L’esito delle elezioni è stato incerto fino all’ultimo. Su Obama ha gravato la “grande crisi”. Quando venne eletto la crisi era ai suoi inizi, ma in quattro anni essa non è stata debellata. Il Presidente ha convissuto con il disordine finanziario, con il primo declassamento del debito americano da parte delle agenzie di rating, con l’aggravarsi delle disuguaglianze e con una disoccupazione endemica. Obama ha cercato il compromesso con i responsabili della crisi: ha dato priorità al salvataggio delle istituzioni finanziarie e ha messo in posti chiave del suo governo uomini di fiducia di Wall Street. Ha avuto però un’accortezza: ha salvato anche pezzi del sistema produttivo americano e ha tenuto aperta la porta ad “un altro discorso”.
Il secondo mandato, si è soliti dire, dà più libertà e più forza al Presidente: dovrebbe essere l’occasione per uscire dalla difensiva e per avviare e dare sostanza a quel disegno riformatore tante volte ventilato.
Un grande Presidente democratico del secolo scorso, F. Delano Roosevelt, seppe fronteggiare la crisi del 1929 con un progetto e con scelte profondamente innovativi. Oggi il mondo intero chiede all’America di Obama qualcosa di simile: determinazione, coraggio, idee nuove.
Si tratta, in primis, di domare Wall Street per mettere sotto controllo il potere illimitato della finanza, di rimettere in moto la crescita, di ridurre le disuguaglianze, di ridare senso e fiducia alla democrazia, di delineare nuove finalità e nuovi traguardi per l’America e per il mondo. Questi compiti sono stati tanti volte splendidamente evocati dalla retorica di Obama: ora servono la capacità e la forza per passare ai fatti.<br />
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<em>Immagine tratta da </em><a href="http://www.barackobama.com/"><em>www.barackobama.com</em></a>Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-65726194644102059202012-11-05T10:17:00.002+01:002012-11-05T10:17:51.118+01:00Questione morale. Vent’anni dopo Tangentopoli<em>Dal blog collettivo</em> <a href="http://www.talpademocratica.it/" target="_blank">La talpa democratica</a>.
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1992: scoppia Tangentopoli. 2012: il paese riprecipita in una nuova Tangentopoli. Sotto accusa i tesorieri della Lega e della disciolta Margherita. Tre grandi Regioni, Sicilia, Lazio e Lombardia, verso le elezioni anticipate e un comune capoluogo, Reggio Calabria, sciolto per mafia. Nel ‘92 i tesorieri dei partiti venivano indagati per finanziamento illecito: oggi sono sotto accusa perché si sono messi nelle proprie tasche i soldi dei loro partiti. Nel frattempo le cosche cercano di mettere le mani perfino sulla Regione Lombardia.
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E’ la fine della Seconda Repubblica. Nata a seguito dell’esplosione della questione morale essa si sta disfacendo per il riemergere della questione morale. Evidentemente c’era qualcosa di sbagliato nelle strade imboccate dopo il ‘92.<br />
Un problema macroscopico ha segnato il centrodestra. Esso, dopo il ‘92, si è riorganizzato attorno a un leader che ha esibito la spregiudicatezza come un valore. Il messaggio di Berlusconi, sostenuto da un imponente apparato mediatico – spettacolare, è stato costruito proprio sulla contrapposizione tra regole ed energie vitali: il leader era l’interprete di uno spirito di intraprendenza che non accettava e non doveva essere intralciato da un sistema di regole. L’effetto è stato micidiale: il berlusconismo ha “sdoganato” l’illecito nella vita pubblica. Per i ciellini, abituati a teorizzare disinvoltamente che “il fine giustifica ogni mezzo”, è stato facile accodarsi e trovare un modus di convivenza. Da qui le tristi vicende segnalate dalle cronache lombarde.
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Ma c’è dell’altro. Durante questo ventennio si è dissolta la capacità delle forze politiche, a destra ma anche a sinistra, di esprimere differenti idee di società. Si è accettata e interiorizzata la dissoluzione delle narrazioni politiche: l’orizzonte della politica si è rinchiuso nella gestione dell’immediato, anzi del contingente. Il risultato è stata una “piccola politica”, senza visioni e senza slanci ideali. <br />
A quel punto la strada della politica era spianata per mestieranti e affaristi.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-30290979620737063682012-10-22T13:04:00.001+02:002012-10-24T10:21:58.907+02:00Queste primarie. Così diverse...<em>Breve articolo pubblicato in forma di post per il blog</em> <a href="http://www.talpademocratica.it/queste-primarie-cosi-diverse/#more-165" target="_blank">La talpa democratica</a><em> il 18 ottobre 2012.</em><br />
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Si fa presto a dire primarie. In realtà ogni primaria ha una storia e una logica particolare. Vi sono state primarie di coalizione con funzione legittimante, come nel 2006 per la candidatura di Prodi. Vi sono state le “primarie dei sindaci”, segnate da gravi incidenti a Napoli e a Palermo, ma anche dalla partecipazione e dalla passione a Milano e in tante altre città. Vi sono state anche primarie di partito, come quelle per l’elezione di Veltroni e di Bersani a segretari del PD. <br />
Le prossime primarie preannunciano due novità. Innanzitutto i candidati non hanno una comune piattaforma politica: i contendenti parlano linguaggi diversi sulle questioni programmatiche e sulle prospettive politiche. Vendola propone una radicale rottura con l’“agenda Monti”. Renzi reclama una continuità programmatica. Bersani difende i risultati del governo Monti, ma invoca un governo politico con nuove priorità. Insomma, gli elettori non dovranno solo scegliere il candidato ma anche individuare una politica: la coalizione demanda agli elettori la scelta della proposta politica. È una novità non da poco: gli elettori dovranno supplire alla carenza di autorevolezza dei partiti e indicare loro la politica da imboccare.
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Ancora: in campo vi sono tre candidati, ma uno di loro gioca in fuorigioco. Renzi compete con gli altri, ma rifiuta di pensarsi in squadra. Non ha partecipato alle riunioni preparatorie del suo partito; ha dichiarato che il vincitore avrà il diritto di fare il “suo” programma; rivendica l’obiettivo di “rottamare” gli altri esponenti politici del suo campo. Si tratta di un inedito: si partecipa alle primarie per mettere in discussione l’impianto politico, ideale e organizzativo delle forze che promuovono le primarie stesse. Il candidato Renzi è avvolto nella bandiera del “nuovo” ma questa novità ha tratti assai ambigui. I cittadini decideranno se alle elezioni parteciperà un uomo, una squadra e un programma del centrosinistra, oppure qualcosa di molto diverso.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-68269056488582264292012-09-04T14:59:00.001+02:002012-09-04T14:59:53.560+02:00La Lega e il Pdl sono in crisi. Ma la pressione populista resta incombente…<em>Pubblichiamo l'articolo "Una bussola umanistica" di Ferruccio Capelli per <a href="http://www.tamtamdemocratico.it/doc/240452/una-bussola-umanistica.htm" target="_blank">Tamtàm Democratico</a></em><br />
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1 – È durata all’incirca un anno la lunga agonia dei populismi leghista e berlusconiano, ovvero delle due formazioni che per vent’anni hanno dato il segno alla vita politica italiana: scalzate dal governo a seguito della drammatica crisi finanziaria dell’agosto 2011, alcuni mesi dopo, alle elezioni amministrative della primavera 2012, hanno subito un autentico tracollo elettorale.
Entrambe non hanno retto all’inasprirsi della crisi. Nel drammatico passaggio dello scorso agosto Lega e Pdl sono state paralizzate proprio dalle promesse cui erano solite abbandonarsi. Il governo Berlusconi – Bossi è caduto perché impossibilitato a prendere misure urgenti di contenimento del bilancio pubblico: il rifiuto della Lega a ogni intervento sulle pensioni e l’impossibilità del Pdl di ripristinare la tassazione sulla casa hanno reso inevitabile la caduta del governo. Contemporaneamente i due leader, padri padroni dei rispettivi partiti, indeboliti politicamente dalla crisi del governo, non sono riusciti a reggere due bufere mediatico – giudiziarie parallele: Berlusconi ha pagato il prezzo del bunga – bunga e della sua corte dei miracoli mentre Bossi è stato travolto dal Trota, da Belsito e dalla Tanzania.
Leghismo e berlusconismo sono accomunati in una medesima parabola politica. Essi si erano affacciati quasi in concomitanza sulla scena politica italiana, assieme hanno poi raggiunto il massimo dell’influenza e del potere e, sempre assieme, hanno ora imboccato la strada del declino, per altro assai rapido. Emersi entrambi nella crisi politica dei primi anni Novanta toccarono l’apice della loro influenza il decennio successivo quando, accantonata la competizione reciproca, siglarono un patto di ferro con il quale garantirono la lunga durata dei governi berlusconiani.
La loro ascesa vertiginosa e il loro lungo successo erano dovuti all’abilità e alla determinazione con la quale hanno usato alcuni cliché populisti: l’identificazione dell’elettorato con il leader, la contrapposizione tra il “loro” popolo e gli altri cittadini, la critica aggressiva al resto del sistema politico. Bossi e Berlusconi sono stati infatti due leader carismatici, padri - padroni dei rispettivi partiti; entrambi hanno agitato il loro elettorato contro altri cittadini, fossero essi i meridionali o i comunisti ed ambedue hanno cavalcato la critica contro il vecchio sistema politico, contro Roma – ladrona e le estenuanti mediazioni della politica.
Questi punti di forza durante l’ultimo anno, nella stretta della crisi, si sono trasformati in talloni di Achille. La demagogia si è rivelata un’arma spuntata dinnanzi all’aggressione speculativa dei mercati: le promesse spudorate si sono sgonfiate tra le mani e sono state loro rinfacciate dagli elettori. Nel contempo anche il leaderismo, potente arma di semplificazione della lotta politica, si è trasformato in una palla ai piedi: leader appannati e azzoppati sono diventati facile bersaglio del malumore popolare. Insomma, le due formazioni populiste della destra italiana, il populismo mediatico berlusconiano e il populismo etno-escludente bossiano, hanno imboccato la parabola discendente nella stretta della crisi economica.
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2 – Il governo formato dai due partiti della destra populista è stato dimissionato: al suo posto sono subentrati Monti e i tecnici. Non per questo la pressione populista si è dissolta nell’aria. La Lega e il Pdl restano ancora in campo, sia pure con traiettorie politiche al momento differenziate: l’una all’opposizione e l’altra in appoggio al governo Monti. Difficile oggi dire che esito avranno i tentativi dei due partiti di ridefinire strategia e immagine politica.
Alle elezioni amministrative di primavera i consensi che Lega e Pdl hanno perso per strada sono finiti o nell’astensione o hanno ingrossato le fila di un’altra formazione populista, il Movimento Cinque Stelle guidato dal comico Beppe Grillo. Di certo nella nostra opinione pubblica continuano a sedimentare, o forse perfino si stanno allargando, disaffezione e insofferenza per il sistema politico e apprezzamento per scorciatoie e suggestioni demagogiche.
Le ragioni che alimentano questa persistente e inquietante minaccia populista meritano di essere meditate attentamente. Il fenomeno, notoriamente, non è solo italiano: nessun paese europeo ne è immune. In Italia esso assume però una continuità e un’aggressività particolare.
Con ogni probabilità al fondo di questo fenomeno inquietante vi è proprio la povertà e la debolezza della politica. Da tempo essa ha perso la capacità di rappresentanza e l’autorevolezza per indicare dove andare. Tutto ciò si è ulteriormente accentuato durante questi anni di crisi: la politica “responsabile” sa dire solo che bisogna “rassicurare i mercati”. Si tratta di un mantra ripetuto ossessivamente, cui devono corrispondere inesorabilmente tutte le essenziali scelte politiche.
Proposte e ricette politiche sono fissate dalla potentissima tecnostruttura globale. Essa non ha nessuna legittimazione democratica ed è composta, generalmente, dalle stesse persone che hanno portato il mondo verso la crisi. Eppure i governi e le forze politiche devono semplicemente applicare e adattare ai vari contesti nazionali gli orientamenti e le decisioni fissate dagli organismi che presiedono alla finanza e all’economia globale.
Essi parlano a un tempo il linguaggio della ragionevolezza e della inesorabilità: sono generosi di buoni consigli, ma anche inflessibili, perfino spietati (alla Grecia hanno perfino chiesto di abbattere il salario minimo!). Essi indicano una sola strada possibile, non accettano oscillazioni e defezioni, ma lo dicono sempre con tatto e con garbo. Non ricorrono mai a minacce: se qualcuno non segue i loro consigli incorrerà - purtroppo, aggiungerebbero - nella punizione di un soggetto impersonale, i “mercati”. Questi nuovi signori del mondo sono affabili e sorridenti, vestono perfino in casual, come quelli che nei giorni scorsi, dopo aver parcheggiato i propri jet personali, si sono incontrati in una località di vacanza dell’Idaho per un seminario di lavoro. Semplicemente, essi ribadiscono a ogni passo che non ci sono margini per sfuggire alla loro volontà.
È inesorabile che tutto ciò alimenti uno sconcerto e un fastidio diffuso e che a lungo andare provochi la ribellione della “piccola gente”. Proprio come accadde nell’America a cavallo tra Ottocento e Novecento quando l’arroganza e lo strapotere dei nuovi “baroni” provocò la rivolta populista dei piccoli proprietari agrari. Fu quella la prima protesta populista nel mondo occidentale: essa ricorda e contiene alcuni aspetti dell’ondata populista che si sta formando nel nuovo mondo globale.
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3 – La politica sembra stretta in una morsa tra la spietata ragionevolezza imposta della super - élite globale e la confusa e inconsulta protesta populista. Lo scenario al momento sembra occupato solo da due narrazioni, quella potente dell’élite tecno – globale e quella arruffata e semplificatoria della protesta populista. Il punto essenziale sta proprio qui, ovvero se è possibile allentare questa morsa paralizzante e soffocante.
Le forze “responsabili” sono schiacciate in un’identificazione innaturale con la super – élite globale: sembrano costrette ad accettare e applicare ogni suggerimento e orientamento della tecnostruttura economico – finanziaria globale. Ogni tanto qualche scatto di dignità come, qui in Italia, con una legge su lavoro meno indecente di quanto richiesto, ma il tutto sempre di rimbalzo, tra mille remore, incertezze e preoccupazioni. Nulla che lasci intravedere un’altra lettura della crisi, un’altra griglia di priorità, un altro discorso.
Serve qualcosa di più. Bisogna ritrovare la capacità di declinare assieme responsabilità e cambiamento. In altre parole, è urgente mettere in campo un’altra narrazione, un altro logos, inteso - suggerisce Mauro Magatti nel suo ultimo saggio – come la “capacità di raccogliere (e legare/ legein) attorno a un filo … la molteplicità delle esperienze”, di “trascendere e integrare i frammenti in una direzione”. In poche parole, servirebbero forze responsabili, ovvero “non populiste”, capaci di indicare altri obiettivi e un altro percorso.
Mentre l’élite globale ripete ossessivamente che bisogna “rassicurare i mercati” servirebbe uno scarto, a un tempo radicale e ragionevole, per fissare altre finalità. È l’accavallarsi stesso dei problemi ad indicarci le due idee centrali attorno a cui ricostruire un altro ragionamento: democrazia e bene comune. Esse appaiono come il nucleo di un’altra possibile narrazione, di un altro logos con cui costruire una griglia di scelte e di priorità.
“Democrazia”, innanzitutto. Essa subisce un grave vulnus quotidiano proprio in quell’Europa dove vengono prese le decisioni più importanti in modo opaco, in organismi privi di legittimazione democratica. Da qui una possibile stringente conclusione operativa: accantonare le discussioni sulla riforma della Costituzione italiana che si trascinano in modo inconcludente da vent’anni e spostare tutta la discussione sull’impossibilità di continuare a operare in un’Europa dove c’è una moneta senza uno stato e dove operano poteri ultrapotenti senza la cornice di una Costituzione democratica.
“Bene comune” è un concetto antico, tanto e forse perfino più di quello di democrazia. Anch’esso però sta tornando di prepotente attualità proprio perché minato nei suoi presupposti: esso è stato buttato fuori dal discorso pubblico nella convinzione che l’autoregolamentazione dei mercati rendesse superfluo pensarlo e costruirlo. I mercati, si è argomentato con una virulenza che non accettava obiezioni, sono in grado di garantire “naturalmente” le migliori soluzioni possibili.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Proprio per questo “bene comune” oggi è un obiettivo che ritorna, da ridefinire e riconquistare. Esso implica un’azione lunga e tenace per riportare sotto controllo quei “mercati” che sembrano essersi autonomizzati dalla volontà umana e fanno gravare sul nostro orizzonte una minaccia permanente di instabilità e insicurezza. Nel contempo esso richiede il coraggio di riproporre e ripensare le questioni del legame sociale e del sistema di protezione: isolamento e solitudine sono le minacce più inquietanti che stanno corrodendo il nostro tessuto sociale.
Detto in altre parole, si tratta di optare per una “bussola umanistica” con cui costruire giorno per giorno un’altra narrazione, con cui spezzare la falsa alternativa tra il razionalismo disumanizzante dell’élite globale e la pericolosa e inconcludente reazione populista. Con la speranza che un nuovo discorso umanistico renda possibile anche riassorbire - almeno in parte - quegli umori populisti nei quali, in forme non di rado perfino allarmanti e minacciose, si convogliano motivi reali di inquietudine e di disagio.Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8509246439360890202.post-72736991433911354112012-08-12T09:29:00.000+02:002013-01-26T15:25:22.979+01:00La controreplica di Antonio Carioti<em>Riceviamo e volentieri pubblichiamo la controreplica di Antonio Carioti (</em><a href="http://ferrucciocapelli.blogspot.it/2012/08/in-risposta-alla-recensione-di-antonio.html" target="_blank"><em><strong>qui</strong></em></a><em> la replica di Ferruccio Capelli alla recensione del 31 luglio scorso sul</em> Corriere<em>) nell'intento di far crescere il dibattito intorno ai temi di cui si tratta.</em><br />
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Purtroppo quando lo spazio è esiguo, come capita sui quotidiani, si finisce per usare espressioni tagliate con l’accetta. Ammetto quindi che la formula “una disastrosa regressione di portata mondiale” non corrisponde perfettamente al panorama più complesso che Ferruccio Capelli traccia nel suo libro circa gli eventi dal 1980 ad oggi. Resta però che il suo giudizio è duramente negativo: non dimentichiamo che l’espressione “rivoluzione passiva”, da lui adottata, venne usata da Antonio Gramsci per definire il fascismo. Resta anche il mio dissenso su tre punti, che espongo rapidamente.
1. L’ascesa di Paesi come l’India e la Cina, che ha visto centinaia di milioni di persone uscire dalla povertà, dimostra che la liberalizzazione dei mercati a livello globale ha anche effetti positivi: per i cinesi i “trent’anni d’oro” (nonostante Tiananmen) sono quelli ora alle nostre spalle, non certo il periodo 1950-80, che portò a quel Paese guerra (in Corea), carestie bibliche, epurazioni e ondate di fanatismo distruttivo.
2. A meno di voler credere alla propaganda di Berlusconi, è improprio definire “liberista” il centrodestra italiano, che ha svolto invece una politica corporativa e clientelare: in Italia le privatizzazioni e le liberalizzazioni sono state quasi tutte opera del centrosinistra o di governi “tecnici” invisi al Cavaliere.
3. La critica più o meno “indignata” al neoliberismo, in cui peraltro eccelle Giulio Tremonti, non è un fenomeno recente, visto che la stessa espressione “pensiero unico” è stata coniata da Ignacio Ramonet 17 anni fa: se finora essa ha prodotto soltanto le “tracce” di cui parla Capelli, è perché ha una natura prevalentemente protestataria (del tutto legittima, s’intende), che la rende inadatta a fornire indicazioni praticabili per rimediare alla crisi attuale.
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<i>Antonio Carioti, 11 agosto 2012</i>Ferruccio Capellihttp://www.blogger.com/profile/11196177973674792143noreply@blogger.com1