mercoledì 24 luglio 2013

La “Scuola di cultura politica” riparte in autunno. Le ragioni di una scelta


È un momento strano e difficile della vita pubblica italiana. C’è un governo che nessuno avrebbe mai voluto, ma alla fin fine è risultato l’unico possibile. La situazione economica si mantiene stabilmente sul brutto: ogni giorno un piccolo passo indietro dentro questa lunga, interminabile recessione. Il dibattito pubblico è povero e asfittico come non mai: si discute solo di IMU, sì o no. Forse è l’ultimo successo di Berlusconi: costringere per l’ennesima volta a discutere di ciò che lui desidera mettere al centro della discussione.
Il paese, tutti lo sanno, avrebbe bisogno di altro, ma al momento non si intravede chi, dove e quando inizierà a cambiare le cose. Difficile dare senso all’impegno politico in questa situazione.

In Casa della Cultura abbiamo deciso di aggirare il problema. Qualche vecchio maestro appassionato di scacchi avrebbe detto: state tentando il “salto del cavallo”. Invece di procedere linearmente in una situazione tanto vischiosa abbiamo deciso di saltare l’ostacolo, di evocare una bella politica, impegnata nell’analisi, nella ricerca, nella discussione e nella proposta sul medio e lungo periodo. Metteremo tutto questo al centro di un progetto di formazione politica ad alto livello, cercheremo di coinvolgere nello studio e nella riflessione quanti più giovani sia possibile. Insomma, se la situazione oggi è tanto problematica, ci impegniamo a seminare per il futuro.

Questa, all’incirca, è la riflessione che abbiamo fatto quando abbiamo deciso di preparare per il prossimo anno la nostra Scuola di cultura politica. Al centro del programma, delle trentadue lezioni e tavole rotonde, abbiamo messo l’Italia di oggi, la sua incertezza e la sua crisi, “la sindrome del declino”. Ma abbiamo anche cercato, nella seconda parte del programma, di mettere a fuoco le ragioni del cambiamento, quelle idee nuove che possono favorire una crescita compatibile, con l’ambiente, con la società, con la cultura.

Terranno le lezioni e discuteranno con noi alcuni tra i più autorevoli studiosi italiani, da Settis a De Mauro, da Donolo a De Cecco, da Lupo a Rodotà, da Pievani a Berta e tanti altri. Si tratta di un programma forte, impegnativo: può stimolare la ricerca, la discussione, la diffusione di idee nuove. Per questo ci auguriamo che incontri l’attenzione di tanti, soprattutto di tanti giovani. Ce n’è davvero bisogno!

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