lunedì 5 novembre 2012

Questione morale. Vent’anni dopo Tangentopoli

Dal blog collettivo La talpa democratica.

1992: scoppia Tangentopoli. 2012: il paese riprecipita in una nuova Tangentopoli. Sotto accusa i tesorieri della Lega e della disciolta Margherita. Tre grandi Regioni, Sicilia, Lazio e Lombardia, verso le elezioni anticipate e un comune capoluogo, Reggio Calabria, sciolto per mafia. Nel ‘92 i tesorieri dei partiti venivano indagati per finanziamento illecito: oggi sono sotto accusa perché si sono messi nelle proprie tasche i soldi dei loro partiti. Nel frattempo le cosche cercano di mettere le mani perfino sulla Regione Lombardia.
E’ la fine della Seconda Repubblica. Nata a seguito dell’esplosione della questione morale essa si sta disfacendo per il riemergere della questione morale. Evidentemente c’era qualcosa di sbagliato nelle strade imboccate dopo il ‘92.
Un problema macroscopico ha segnato il centrodestra. Esso, dopo il ‘92, si è riorganizzato attorno a un leader che ha esibito la spregiudicatezza come un valore. Il messaggio di Berlusconi, sostenuto da un imponente apparato mediatico – spettacolare, è stato costruito proprio sulla contrapposizione tra regole ed energie vitali: il leader era l’interprete di uno spirito di intraprendenza che non accettava e non doveva essere intralciato da un sistema di regole. L’effetto è stato micidiale: il berlusconismo ha “sdoganato” l’illecito nella vita pubblica. Per i ciellini, abituati a teorizzare disinvoltamente che “il fine giustifica ogni mezzo”, è stato facile accodarsi e trovare un modus di convivenza. Da qui le tristi vicende segnalate dalle cronache lombarde.
Ma c’è dell’altro. Durante questo ventennio si è dissolta la capacità delle forze politiche, a destra ma anche a sinistra, di esprimere differenti idee di società. Si è accettata e interiorizzata la dissoluzione delle narrazioni politiche: l’orizzonte della politica si è rinchiuso nella gestione dell’immediato, anzi del contingente. Il risultato è stata una “piccola politica”, senza visioni e senza slanci ideali.
A quel punto la strada della politica era spianata per mestieranti e affaristi.

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